By William Faulkner
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Qualche critico moderno però (come l'Untersteiner) ha ritenuto che Parmenide avesse concepito l'essere come «totalità>> e non come «unità». » L'attributo dell'unità, con cui polemizzò Aristotele, risalirebbe solo a Melissa. Come possiamo conciliare la concezione parmenidea dell'essere col fatto incontrovertibile che l'esperienza ci presenta ad ogni piè sospinto degli esseri molteplici, variabili, temporanei? Di fronte a questo stato di cose - risponde Parmenide - non vi è altro da fare che respingere la nostra spontanea fiducia nell'esperienza, riconoscendo che essa costituisce per l'uomo una via di conoscenza fallace e illusoria.
Da un lato alcune testimonianze ci dicono che l'anima veniva concepita dai pitagorici come «armonia» del corpo, nel preciso senso in cui si parla di armonia dei suoni emessi da uno strumento musicale. Secondo questa interpretazione, l'anima doveva venire necessariamente pensata come mortale, poiché - spezzato lo strumento - anche l'armonia viene a cessare. D'altro lato sappiamo però che uno dei cardini della filosofia pitagorica era costituito dalla trasmigrazione delle anime (metempsicosi), e questa suppone ovviamente che l'anima non muoia con il corpo che la ospita.
Ed al pitagorismo esplicitamente si richiamò lo scultore Policleto, contemporaneo ed amico di Fidia, che nel Canom sviluppò una teoria artistica basata sulla concezione della bellezza del corpo come giusta proporzione delle parti. Legato al pitagorismo fu pure Ione di Chio, poeta tragico e filosofo del v secolo. Il · I NUMERI PRINCIPIO DELLA REALTÀ Questa dottrina si imperniava su di un pensiero fondamentale: i numeri sono il principio di tutte le cose. « Tutte le cose che si conoscono hanno numero; senza questo nulla sarebbe possibile pensare, né conoscere.