By Emanuele Severino
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Da ciò segue, ad esempio, che nel nostro Paese la critica delle forze democratiche alla violenza fascista si basa su quella stessa violenza che esse intendono eliminare. In una società democratica o religiosa, la democrazia o la fede religiosa sono forme di violenza più potenti della violenza posseduta dagli avversari della democrazia e della religione. Ma la forma di violenza che oggi domina su ogni altra è quella costituita dall’organizzazione tecnologica della società. La critica dell’umanesimo di tipo laico o religioso contro la civiltà della tecnica non è altro, nel suo significato essenziale, che la protesta della violenza soccombente contro la violenza vincente.
Del tutto estraneo alle mode culturali, ma anche alle persuasioni di fondo della nostra cultura, questo libro è soltanto un’indicazione che, in quanto rivolta a un pubblico eterogeneo, si propone di essere chiara e semplice,1 ma che non può evitare di essere insieme avvolta dall’infinita ambiguità che conviene a un linguaggio il quale, mantenendosi all’interno delle forme quotidiane del dire, accenna a qualcosa che non appartiene né al quotidiano né a ciò che è stato pensato e vissuto dalla civiltà dell’Occidente.
Prefigura anche l’allineamento della Russia ai Paesi della NATO e dell’Unione Europea. Un episodio rilevante dello sfruttamento (silenzioso) delle tesi di questo libro e di Téchne, al quale accenno nell’Avvertenza, è costituito dalle iniziative dell’attuale presidente del Consiglio italiano affinché la Russia entri nell’Unione Europea. Si veda, in proposito, il Capitolo sei de Il declino del capitalismo, cit. A proposito dell’equilibrio tra USA e URSS si legge (ancora nell’Introduzione, 6): «Il perpetuarsi dell’equilibrio attuale non esclude che la società sovietica possa svilupparsi in senso democratico e quella americana possa spingere a fondo il processo di partecipazione delle masse ai profitti delle imprese: quanto più Stati Uniti e Unione Sovietica venissero ad assomigliarsi, tanto più resterebbe rafforzata l’attuale convergenza dei loro interessi; anche se non sarebbe questo un motivo sufficiente perché i due centri di potere avessero a rinunciare alla loro potenza, sia rispetto all’avversario, sia rispetto al resto del mondo».