By Giuseppe Rensi
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L’uomo singolo riesce pur forse a conoscere la sua via. Il mondo non la conosce. Esso non sa dove vada; dove vada la sua storia, tra l’incrocio di opinioni, l’urto dei partiti, il cozzo delle armi e il fluttuare delle idee, nessuno degli esseri, pure ragionevoli, che lo costituiscono e che formano queste opinioni, questi partiti, queste idee, riesce nemmeno lontanamente ad immaginarlo. Sembra che la natura (come scrive Giuseppe Ferrari) abbia «sottratto il corso della civilizzazione alla previdenza degli individui»; ma non solo (com’egli aggiunge) «il tipo della perfezione ideale immaginato in un periodo è smentito dal vero progresso del periodo successivo, ogni epoca ignora quella che deve susseguire, ogni sistema ignora quello che deve succedere»3; bensì, per di più, ogni generazione, ogni epoca, ogni periodo ignora il proprio immediato futuro.
Studiamo accuratamente i nostri piani e li eseguiamo con cauta energia. E i piani riescono come li avevamo pensati. Ecco dunque – diciamo – la potenza antiveggente della ragione, ecco che anche nella vita pratica la ragione si traduce proprio in realtà, diviene, è la realtà, ecco la vissuta verità del «ciò che è razionale è reale». Così diciamo, orgogliosi del nostro piano attuato, superbi della nostra sicura preveggenza, e così ci pare veramente mentre i singoli nostri, piani stiamo eseguendoli o subito dopo che essi sono eseguiti.
Implicitamente egli riconosceva così di aver voluto elaborare anche da parte sua non solo una diagnosi, ma anche una prognosi epocale. Anche per questo, davanti ad essa ci si dovrà domandare se essa, proiettando i conflitti storici della modernità negli antichi stampi delle lotte fra uomini e dèi, trasfigurando gli obiettivi delle nazioni nelle antiche matrici delle isostenie tragiche, non abbia rischiato di produrre (o non abbia piuttosto anche intenzionalmente voluto produrre) una sorta di naturalizzazione18 o di ontologizzazione eroica di figure politiche e ideologiche derivanti in realtà prevalentemente dal moderno colonialismo nazionalistico, dalla lotta per l’allargamento mondiale dei mercati.