By Rainer Maria Rilke, Christian Kolbe
Le "Lettere a un giovane poeta" di Rainer Maria Rilke costituisce los angeles reale e reattiva testimonianza di una concentrata corrispondenza fra il poeta austriaco di origine boema e lo scrittore Kappus all’inizio del Novecento pubblicata in seguito alla morte del poeta, forse come una sorta di testamento spirituale.
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Sample text
Soltanto il singolo, che è solitario, è posto sotto le profonde leggi come una cosa e, se uno esce nel mattino che s’alza o guarda nella sera piena d’evento, e sente che cosa ivi accade, ogni stato allora si stacca da lui, come da un morto, benché stia fitto nel mezzo della vita. Quello che ora voi, caro signor Kappus, dovete provare come ufficiale, l’avreste similmente sentito in ognuna delle altre professioni; anzi persino se, fuori d’ogni ufficio, aveste cercato solo un commercio lieve e indipendente con la società, non vi si risparmiava tale senso d’angustia.
Forse portate in voi la possibilità di formare e creare, quale una maniera di vita singolarmente beata e pura; educatevi a questo compito, – ma accogliete in grande fiducia quanto vi accade, e se solo vi accade dal vostro volere, da qualche necessità del vostro intimo, prendetelo su voi stesso e non odiate nulla. Il sesso è difficile; è vero. Ma è il difficile che c’è stato affidato, quasi ogni cosa seria è difficile, e tutto è serio. Se solo riconoscete questo e movendo dal vostro intimo, dalla vostra complessione e natura, dalla vostra esperienza e fanciullezza e forza arrivate a conquistarvi una vostra propria relazione col sesso (immune d’influssi di convezioni e costume), allora non avete più a temere di perdervi o diventare indegno del vostro miglior possesso.
Si sono già dovuti ripensare rovesciando tanti concetti di movimento, si imparerà anche a poco a poco a riconoscere che quello che noi chiamiamo destino esce dagli uomini, non entra in essi da fuori. Solo perché tanti non assorbirono e trasformarono in se stessi i loro destini, finché vivevano in loro, non riconobbero che cosa usciva da essi; era a loro così estraneo ch’essi credettero, nel loro terrore smarrito, che dovesse appunto ora essere entrato in loro, ché giuravano non avere in sé prima ritrovato mai cosa simile.